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Emporio Oregina solidale

Associazione/Cooperativa proponente:
Parrocchia di San Tommaso Apostolo e San Leone Magno

Area territoriale:
Provincia di Genova più Comuni di Ovada e Novi Ligure

Si propone di attivare un Emporio Solidale per superare la logica del pacco preconfezionato che oggi preparano le quattro parrocchie del quartiere a supporto di circa 2000 persone.

I processi di impoverimento sempre più marcati hanno prodotto una crescita di richieste alle associazioni e centri che forniscono alimenti alle persone in difficoltà: al momento sono oltre 25.000 i beneficiari nell’area urbana di Genova.
Nel Quartiere di Oregina le azioni di contrasto alla povertà alimentare vengono effettuate singolarmente dai volontari delle quattro Parrocchie del Vicariato, mediante distribuzione di pacchi alimentari. Questa modalità è poco efficiente e non risponde adeguatamente alle esigenze dei beneficiari: si tratta di prodotti confezionati mentre sono esclusi i prodotti freschi, quali frutta e verdura, che non possono mancare in una dieta equilibrata. L’accesso al cibo non significa essere sfamati ma potersi alimentare con dignità, con cibo adeguato dal punto di vista sociale, culturale e nutrizionale.
Il modello Emporio (che si sta diffondendo ovunque) consiste nella realizzazione di un negozietto, in cui gli utenti o beneficiari o clienti possono fare una spesa periodica pagata tramite un sistema di punti invece che col denaro. Rappresenta “un aiuto a cittadini in momentanea difficoltà, da parte di cittadini che non rimangono indifferenti”. L’Emporio si colloca per un tempo definito all’interno di un percorso orientato all’”uscita dalla povertà” e non si limita alla donazione di generi alimentari.

Ciò che lo caratterizza è:
• Innanzitutto, la possibilità che viene data ai beneficiari di scegliere i prodotti: si tratta un segno di rispetto della dignità della persona e svolge una funzione educativa nei confronti dei soggetti dando loro un ruolo attivo.
• È un punto di incontro e relazione: le persone vengono accolte e accompagnate dai volontari, e in questo modo si instaurano dei rapporti di fiducia che favoriscono il sostegno ai “clienti” in difficoltà.
• L’assenza di segni di identificazione come “opera di carità”, per consentire una minore individuazione e stigmatizzazione dei beneficiari del servizio.

Gli Empori devono sostenere un impegno economico per l’approvvigionamento di beni, per le utenze, l’eventuale affitto dei locali, i trasporti, le attrezzature e altri adempimenti legati alle attività di stoccaggio e distribuzione dei prodotti.
Le risorse sono costituite dai prodotti Agea e altri provenienti dal Banco Alimentare, dal recupero delle eccedenze in collaborazione con punti vendita della grande distribuzione e dei piccoli negozi, (appoggiandosi alla rete Ricibo, cui le quattro associazioni già aderiscono) dalle donazioni di privati o di aziende e al reperimento di fondi reso possibile dalla partecipazione a bandi della Pubblica Amministrazione e di altri soggetti.
I volontari delle quattro associazioni promotrici mettono in comune le risorse per realizzare questo nuovo modello di intervento, richiedendo la collaborazione delle numerose associazioni presenti nel quartiere per migliorare la qualità degli alimenti distribuiti.


Obiettivi:

LA SITUAZIONE ATTUALE
Le quattro Parrocchie del quartiere di Oregina, che sono affidate a un unico Parroco, gestiscono ciascuna una Unità di distribuzione viveri alimentata da collette parrocchiali e dalle forniture del Banco Alimentare. I 22 volontari forniscono supporto a oltre 2000 persone. Le loro attività sono coordinate da un unico Centro di Ascolto che, in collaborazione con l’ATS di riferimento, indirizza le richieste alle diverse Unità di distribuzione. In affiancamento alla distribuzione viveri, in via Almeria, le quattro Parrocchie gestiscono in modo unitario, con la collaborazione della Comunità di Sant’Egidio, un Centro di Accoglienze Invernale, nel quale vengono ospitate 15 persone alle quali è offerta la cena, l’ospitalità durante la notte e la colazione al mattino.

LIMITI DELLA SITUAZIONE ATTUALE
Come accennato, i beni distribuiti provengono principalmente dal Banco Alimentare. Si tratta quasi esclusivamente di prodotti confezionati, che possono essere facilmente conservati: sono esclusi i prodotti freschi, quali frutta e verdura, che però non possono mancare in una dieta equilibrata. La distribuzione, come è in oggi strutturata, non può rispondere in modo specifico e appropriato alle esigenze delle diverse famiglie: alcune, infatti sono composte da elementi singoli, in altre c’è la presenza di bambini, alcune per motivi religiosi non si nutrono di determinati cibi, altre hanno persone ammalate che necessitato di diete particolari, altre ancora hanno esigenze specifiche.È quindi necessario ampliare decisamente la disponibilità degli alimenti destinati ai beneficiari per evitare il rischio che una alimentazione insufficiente o addirittura sbagliata possa creare (o accrescere) problemi alla salute delle persone. Per esempio, gli alimenti attualmente distribuiti sono prevalentemente a base di carboidrati e zuccheri mentre scarseggiano frutta, verdure fresche, cereali integrali, pesce e carni bianche (vedi foto allegata “Riepilogo FEAD”). Inoltre, molti prodotti di pregio, quali l’olio d’oliva, non sono quasi mai presenti nella fornitura. Alcune opportunità sono fornite dalla Rete Ricibo (cui le quattro distribuzioni aderiscono), ma sono poco sfruttabili per problemi logistici. Altre associazioni utilizzano convenzioni con supermercati o negozi di prossimità per il recupero dell’invenduto vicino a scadenza: ma l’esiguo numero di volontari non permette di utilizzare questa modalità.Non è da sottovalutare il problema logistico/amministrativo. Le merci da distribuire vengono trasportate separatamente dai volontari con mezzi propri dal magazzino del Banco Alimentare a Bolzaneto alle quattro sedi di distribuzione; le rendicontazioni (piuttosto onerose) devono essere fatte separatamente da ciascuna Associazione. Un altro limite, infine, è dato dall’esiguo numero di volontari, per lo più di età avanzata: quando qualcuno manca a volte si blocca la distribuzione, con evidenti ripercussioni sul servizio reso ai beneficiari.

OBIETTIVI DELLA SOLUZIONE INDIVIDUATA
La realizzazione di un Emporio, sul modello di quelli esistenti (cui le foto esemplificative si riferiscono) mira a:
• Costituire un unico polo di distribuzione per il quartiere, mettendo in sinergia le risorse
• Superare la logica del “pacco preconfezionato”, rispettando (ma anche guidando) le scelte personali, evitando sprechi o, comunque, distribuzioni non rispondenti alle esigenze dei singoli utenti
• Educare/Aiutare le persone a comprendere meglio il valore commerciale dei singoli prodotti e, di conseguenza, a scegliere quelli maggiormente utili, privilegiando i beni più necessari e più appropriati alle loro esigenze
• Semplificare la logistica e la rendicontazione impegnando tutti i volontari in un unico polo
• Rendere possibile l’avvio di un’attività di recupero dell’invenduto prossimo a scadenza, pressoché assente nel quartiere: altri hanno raccolto in questo modo più di quanto ricevuto dal Banco (quasi una volta e mezzo!)
• Responsabilizzare almeno alcuni dei beneficiari, coinvolgendoli nelle attività dell’Emporio

QUALCHE PRECISAZIONE
Nella propria attività l’”Emporio Oregina solidale” intende avvalersi delle esperienze similari già operanti nel territorio genovese. Quello che caratterizza gli Empori è soprattutto la varietà dei prodotti che vengono offerti a partire dal fresco: l’Emporio avrà la possibilità di ritirarlo presso la grande distribuzione o i negozi di quartiere e distribuirlo in poco tempo ai beneficiari, cosa al momento impossibile con il sistema della consegna dei pacchi-viveri. Quello di Oregina entrerà attraverso Rete Ricibo nella organizzazione che collega alcuni punti della Grande distribuzione ad alcune Associazioni di zona che, sulla base di un calendario prestabilito, vanno a ritirare l’invenduto della giornata. Dato che l’ora del ritiro è di solito alla chiusura, anche persone che di giorno sono impegnate con il lavoro possono rendersi disponibili a questo scopo. Inoltre, gli Empori hanno a disposizione oltre al “fresco” anche prodotti per l’igiene della casa e della persona, e alcuni offrono anche materiale di cancelleria, vestiti, e a volte, in occasioni speciali, giocattoli per bambini. Sull’esempio di altri empori, si potranno organizzare spese sospese e giornate di raccolta alle porte di supermercati o negozi.Ad Oregina opereranno circa 20-25 volontari, oltre a quelli che si renderanno disponibili per la raccolta: non è prevista la presenza di persone stipendiate. Il progetto prevede anche l’eventuale impiego di PTCO (ex alternanza scuola lavoro), o di altre persone in differenti tipi di percorsi, come, ad esempio, quello di “messa alla prova”; in una prospettiva più a lungo termine si potrà pensare anche a giovani che svolgono il loro anno di servizio civile universale.Il coinvolgimento attivo dei beneficiari è un tema complesso, che vede delle criticità ma anche delle opportunità molto interessanti soprattutto perché allarga l’aiuto alimentare verso una maggiore responsabilizzazione e consapevolezza di sé dei soggetti e della propria autoefficacia. C’è la difficoltà a individuare i lavori in cui è possibile coinvolgere i beneficiari: alcuni sono stati coinvolti nelle giornate di raccolta alimentare, altri nell’immagazzinamento e nella distribuzione. Questo non è sempre possibile, per la delicatezza del servizio e perché non sempre i beneficiari hanno i requisiti per poter svolgere le mansioni previste. Alcuni Empori genovesi prevedono l’attivazione dei beneficiari in azioni di volontariato. In questo caso, ad esempio, l’attivazione viene proposta, non è obbligatoria e consiste in 3 o 4 ore al mese in associazioni del Municipio o presso l’ente pubblico. Questo ha consentito, in un Municipio, di attivare un beneficiario nell’apertura e chiusura giornaliera di un giardino pubblico. Un’azione di questo tipo ha un impatto duplice sia sul territorio, che può utilizzare un bene pubblico altrimenti inaccessibile, sia sulla singola persona, che ha potuto instaurare delle relazioni con altri abitanti del quartiere e quindi crearsi una rete di supporto. Quest’ultimo esempio è interessante perché ci consente di riflettere sull’importanza che un servizio come l’Emporio solidale può assumere all’interno di un territorio. Dalla relazione coi beneficiari, dall’azione dei volontari, dalla rete che si costruisce intorno al servizio, si può generare un circolo virtuoso che porta risorse per l’intera comunità: l’Emporio può diventare una presenza importante, che contribuisce alla cura dei beni comuni e delle persone che abitano nel quartiere.

ACCESSO AL SERVIZIO E SPESA A PUNTI
L’accesso al servizio avviene in tutti gli Empori tramite due vie: attraverso segnalazioni dei Servizi sociali territoriali (ATS) o di altri sportelli solidali a cui si rivolgono le persone in difficoltà. Nel caso di Oregina si tratta, come già detto, del Centro d’ascolto della Caritas. Periodicamente sono previsti incontri tra gli Assistenti sociali dell’ATS con i volontari dell’Emporio per discutere quali famiglie da ammettere al beneficio, quali eventualmente confermare e quali no. Solo i nuclei con problemi cronici o molto gravi hanno accesso per un tempo illimitato. Inizialmente i beneficiari continueranno ad essere gli stessi che ricevono adesso i pacchi-viveri: ma come si è già osservato negli altri Empori cittadini questa nuova forma di aiuto allarga progressivamente il numero degli “utenti”.Il sistema dei “punti” per la spesa prevede una dotazione per ciascuna famiglia basata sulla numerosità del nucleo familiare, presenza di anziani, disabili e minori, mentre il “costo” in punti dei singoli prodotti viene attribuito non solo in base al suo valore di mercato e alle risorse che sono disponibili nell’Emporio: è anche una leva per indirizzare le scelte in modo salutare. Ad ogni nucleo familiare viene assegnato un piccolo portafoglio di punti, con cui le persone possono scegliere quali prodotti portare a casa.L’Emporio sarà dotato di strumenti informatici utili alla gestione dei flussi di entrata e di uscita delle merci, di apposite scaffalature e dei necessari frigoriferi per lo stoccaggio della merce deperibile, rispettando i requisiti imposti per lo stoccaggio e la distribuzione dei prodotti provenienti dai fondi FEAD e AGEA.

Altri soggetti coinvolti:

Associazioni promotrici, che già operano nella distribuzione di pacchi viveri: Centro di Distribuzione Parrocchia Santa Caterina da Genova; Centro di Distribuzione Nostra Signora della Provvidenza; Centro di Distribuzione Nostra Signora di Loreto in Oregina.
Altri partecipanti: Coordinamento delle Associazioni di Oregina-Lagaccio (rappresenta 36 associazioni del quartiere), che opereranno nel campo del recupero delle eccedenze.

Tempi di realizzazione:
Da settembre 2025
Costo complessivo stimato:
Non specificato
Numero voti: 118 Vota










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